domenica 3 settembre 2023

 

 

 

CONSIGLI UTILI PER NON ESTINGUERSI: SEGUIRE LE TRACCE, DALLE CAVERNE ALL'INESAURIBILE ARCHIVIO DEL WEB – IL FILOSOFO MAURIZIO FERRARIS: “L'ANIMALE UMANO SI È DISTINTO DAGLI ANIMALI NON UMANI GRAZIE ALLA TECNICA, CHE PERMETTE DI CAPITALIZZARE IL PATRIMONIO DEL PASSATO. E ORA QUELL'ENORME FORZA DI REGISTRAZIONE CHE È IL WEB HA MOLTIPLICATO AL DI LA' DI OGNI LIMITE QUESTA BIBLIOTECA DI BABELE. SE C'È UN AVVENIRE PER L'UMANITÀ, DIPENDE DALL'USO SAPIENTE E GIUSTO DELLE TRACCE...”

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Maurizio Ferraris per “La Stampa”

 

PITTURE PREISTORICHE PITTURE PREISTORICHE

Che cosa significano le impronte di mani sulle pareti di una caverna? L'idea un po' ingenua, un po' superstiziosa, che tutto quello che non si capisce debba avere un significato religioso ci suggerisce che abbiamo a che fare con i residui di un rito. Ma perché non immaginare una madre preistorica che dice ai figli «smettetela, non vedete che sporcate il muro!». In entrambi i casi avremmo a che fare con delle tracce, volontarie.

 

Più in là, nella caverna, residui di cibo e punte di freccia sono tracce involontarie, che testimoniano di una vita passata. Più in qua, nel tempo, abbiamo le piramidi e i papiri coperti di geroglifici, i codici e le pergamene, le biblioteche barocche e poi quei grandi centri di produzione e distribuzione di documenti che sono le banche e le anagrafi, le Borse e gli stati maggiori, i giornali e i governi.

 

archeologi geroglifici archeologi geroglifici

Tutto questo è capitale, e nient' altro. Da pochi decenni, inoltre, quella enorme forza di registrazione che è il Web ha moltiplicato al di là di ogni limite umanamente concepibile questa biblioteca di Babele, perché con il digitale, diversamente che con l'analogico, tutto lascia traccia e tutto può divenire documento e patrimonio, costituendo l'ambito della iconosfera, ossia dell'immane produzione di tracce che ogni organismo sa usare, ma che solo l'animale umano riesce a patrimonializzare attraverso la tecnica.

 

TORRE DI BABELE TORRE DI BABELE

In questa circostanza non abbiamo a che fare con una bizzarria zoologica, ma con la risposta alla domanda sul perché l'animale umano sia distinto dagli animali non umani. Una volta esclusa l'ipotesi, ingenerosa per l'artefice, che Dio ci abbia creati a sua immagine e somiglianza, si sono succedute varie congetture. La più accreditata è stata quella per cui, diversamente dagli animali non umani, l'animale umano pensa.

 

Ma troppe evidenze empiriche ostavano a questa circostanza: un segugio segue una traccia, giunge a un bivio, annusa una delle due piste e, non sentendo odori, sceglie l'altra senza annusare, ossia ha compiuto un ragionamento; l'asino va dritto al fieno senza aver letto una riga di Euclide; il tacchino formula la legge «tutte le volte che viene il contadino mi porta da mangiare», che purtroppo è fallace giacché alla vigilia di Natale succederà qualcosa di diverso.

 

maurizio ferraris maurizio ferraris

Questo problema fu risolto da Cartesio con una mossa decisiva: gli animali sono macchine; chi non avesse mai visto un orologio penserebbe che vive, e noi commettiamo lo stesso errore tutte le volte che giochiamo con il nostro gatto. La soluzione non fu particolarmente felice, perché se risolveva il problema del paradiso delle bestie (se sono macchine e non anime non ce n'è bisogno) apriva l'ipotesi che noi stessi siamo macchine.

 

Leibniz, Kant, Hegel, Marx e tantissimi altri filosofi hanno risolto il problema dicendo che non siamo macchine, visto che abbiamo dei desideri, dei bisogni e una ragione che ci propone dei fini, tutte cose che le macchine non hanno. Nel frattempo Darwin aveva risolto il problema della differenza fra tutti gli animali, compreso l'animale umano, con la teoria dell'evoluzione: una serie di circostanze casuali ha fatto sì che gli anatroccoli diventassero anatre e non cigni e che un animale particolarmente debole e sgraziato si trovasse a riflettere sul perché di tutto ciò.

 

maurizio ferraris maurizio ferraris

Tutto risolto? Niente affatto, perché resta da spiegare perché proprio noi siamo diventati umani e gli altri animali no. È per via della massa cerebrale? No, i delfini hanno un cervello più grosso e performante del nostro. È perché abbiamo sentimenti cooperativi? Le termiti ci battono cinque a zero. È perché siamo dotati di linguaggio? Già Aristotele notava che non solo gli uccelli sono dotati di linguaggio, ma si esprimono in dialetti diversi. È perché siamo dotati di immaginazione? Non abbiamo evidenze sull'immaginazione degli animali non umani, e, in effetti, abbiamo desolanti evidenze circa la scarsa immaginazione degli animali non umani, ma questa risposta ha il difetto della tautologia.

 

Diretta e più amichevole erede della definizione dell'umano come animale dotato di ragione, la tesi secondo cui l'umano è l'animale dotato di immaginazione si limita a constatare un fatto, ma non spiega né perché proprio noi abbiamo più immaginazione degli altri animali (posto che sia vero), né perché l'immaginazione costituisca questo gran vantaggio competitivo.

 

preistoria 6 preistoria 6

Perché posso benissimo immaginarmi un umano che vola, ma se non c'è una catena di trasmissione culturale che da Icaro porta a Leonardo, ai fratelli Wright e alle masse disperate in aeroporto, perché il volo è stato annullato, l'immaginazione sarebbe servita a ben poco. E di che cosa è composta questa trasmissione culturale? Dello spirito del mondo che vaga sulle acque? No, dalle eredi di quelle tracce, volontarie e involontarie, che si trovano nelle caverne.

 

Contrariamente alla superstizione che vuole l'umano perfetto e poi corrotto e alienato dalla tecnica, noi siamo umani proprio perché, diversamente da tutti gli altri animali, siamo stati in grado di capitalizzare le tracce esteriorizzandole, riproducendole e trasformandole in tecnica.

 

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Perché gli animali non umani sono bravissimi a interpretare le tracce di altri animali, per esempio, e alcuno di loro, quelli con il pollice opponibile, sono in grado di crearsi degli strumenti, per esempio un bastone per far cadere i frutti da un albero. Si tratta, in questo caso, di una produzione intenzionale di tracce: si modifica un oggetto naturale e gli si conferiscono i caratteri di uno strumento tecnico.

 

Solo, il quadrumane non si porta dietro il bastone, lo lascia sotto l'albero, magari ripromettendosi di usarlo in un'altra occasione. L'umano, invece, se lo porta nella caverna, e incomincia a produrre tracce prive di valore immediato, ma forse destinate a trasmettere alle generazioni future delle competenze tecniche (si pensi all'abbondanza delle scene di caccia, e alle ossa su cui si annotano calendari lunari).

 

Poi, superata la fase dei cacciatori-raccoglitori, le tracce divengono computo dei beni, ossia sistemi di scrittura che in seguito evolveranno in strumenti di comunicazione. In entrambi i casi si tratta di capitalizzazione di averi e di saperi, che progressivamente, dall'esterno e non dall'interno, costituendo un ambiente umanizzato attraverso la tecnica, ci ha resi più o meno sensibili, colti, ambiziosi, immaginativi.

 

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Quello che noi siamo, in altri termini, non è un sovrappiù rafforzato dalla tecnica, è un supplemento nei due sensi del termine: un di più, che viene però a supplire ai difetti di animali non particolarmente dotati. Ma che, attraverso la forza della capitalizzazione, della conservazione e della trasmissione delle tracce, sono diventati capaci di evolvere ai ritmi vertiginosi della cultura invece che a quelli, parsimoniosi, della natura. Fosse dipeso da lei, saremmo probabilmente estinti da evi.

 

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Grazie alla tecnica e alla capitalizzazione che permette siamo cresciuti e ci siamo moltiplicati, e siamo nelle condizioni, tecniche, scientifiche e politiche, di prevenire tanto le catastrofi ambientali quanto le disuguaglianze sociali, grazie al nuovissimo patrimonio dell'umanità che ci viene offerto dal Web, instancabile archivista e capitalizzatore delle nostre forme di vita, come ci insegnano le piattaforme commerciali ma come possiamo imparare facilmente se solo ne abbiamo la volontà politica e scientifica.

 

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Se c'è un avvenire per l'umanità, dipende dall'uso sapiente e giusto delle tracce, del passato (da dove veniamo), del presente (chi siamo) e del futuro (dove andiamo, e soprattutto dove vogliamo andare). Ecco la sfida che ci attende, ma esito a usare questo sostantivo non solo perché è abusato, ma soprattutto perché le sfide si vincono o si perdono, e noi non possiamo permetterci di perdere la sfida sul nostro futuro. -

sabato 12 agosto 2023

WEB & CORNA


AVETE VOLUTO LA RETE? E MO’ VE LA TENETE – ASSIA NEUMANN DAYAN (“LA STAMPA”) E LA SPUTTANESCION IN MONDOVISIONE DI MASSIMO SEGRE ALLA COMPAGNA, CRISTINA SEYMANDI: “È L'INIZIO DI UN NUOVO GENERE, IL REVENGE WEDDING. SENZA IL VIDEO PERÒ QUESTE NOTIZIE FANNO SEMPLICEMENTE SORRIDERE. SUI SOCIAL CI SI INTERROGA SE QUELLA DI MASSIMO SEGRE SIA STATA UNA VIOLENZA. UNA PAGLIACCIATA RIMANE UNA PAGLIACCIATA SE LA CONDIVIDI A LIVELLO MONDIALE? NO, SE VIENE CONDIVISA CON MILIONI DI PERSONE DIVENTA UN'ALTRA COSA, DIVENTA GRAN GUIGNOL, LAPIDAZIONE, LETTERA SCARLATTA…”

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La fine della storia tra Massimo Segre e Cristina Seymandi - video lo spiffero

Estratto dell’articolo di Assia Neumann Dayan per “La Stampa”

 

massimo segre cristina seymandi meme massimo segre cristina seymandi meme

[…] Il video […] parla di altro. Non parla di un matrimonio, ma di un contratto mancato, non parla di sentimenti, ma parla di affari. Massimo Segre dice: «Cari amici, non pensiate che mi faccia piacere fare la figura del cornuto davanti a tutti voi, ma Cristina è talmente in gamba nel raccontare le sue verità che non potevo lasciare solo a lei la narrazione del motivo per cui stasera termino la mia convivenza con lei».

 

Non si capisce perché non abbia fatto un gruppo WhatsApp con gli amici suoi per raccontare la sua verità, ma si sia reso necessario umiliare pubblicamente la controparte. Dice poi che si potrà valutare comunque una collaborazione professionale visto che lavorativamente la stima moltissimo, come disse la signora Pina al ragionier Fantozzi.

 

tweet sul caso segre seymandi 6 tweet sul caso segre seymandi 6

Sono anche piuttosto certa che a parti invertite lei sarebbe stata molto applaudita, si sarebbe messa in commercio la Barbie Seymandi, «ben gli sta» avremmo detto al bar, perché oramai viviamo solo di stereotipi. Il monologo di Massimo Segre si regge sul grande classico «non sei tu, sono io» di una ferocia chirurgica, un monologo che è immediatamente diventato inarrivabile manifesto dei passivi-aggressivi di tutto il mondo.

 

L'altro ieri sulla stampa americana è uscita la notizia di una sposa che durante la celebrazione del proprio matrimonio, al posto delle classiche promesse, ha letto i messaggi che il fidanzato si scambiava con un'altra. Un paio di mesi fa uno sposo, durante il pranzo di nozze, tirò fuori le foto della moglie che andava a letto con il di lui testimone: forse è l'inizio di un nuovo genere, il revenge wedding.

 

massimo segre sputtana la compagna cristina seymandi elencando i suoi tradimenti 17 massimo segre sputtana la compagna cristina seymandi elencando i suoi tradimenti 17

Senza il video però queste notizie fanno semplicemente sorridere. Sui social ci si interroga se quella di Massimo Segre sia stata una violenza, e per una volta trovo che non sia un discorso banale. La violenza sta nella diffusione di quel video, non in quella che Cristina Seymandi definisce una «pagliacciata». Una pagliacciata rimane una pagliacciata se la condividi a livello mondiale?

 

No, una pagliacciata se viene condivisa con milioni di persone diventa un'altra cosa, diventa Gran Guignol, lapidazione, lettera scarlatta. Per quanto mi riguarda questa storia, oltre a porre delle domande, mi dà una risposta certa sul presente: dovremmo semplicemente chiudere tutto, i social, YouTube, WhatsApp, tutto, è andata male, abbiamo sbagliato, succede.

massimo segre sputtana la compagna cristina seymandi elencando i suoi tradimenti 3 massimo segre sputtana la compagna cristina seymandi elencando i suoi tradimenti 3

 

[…] Chiudiamo tutto, al massimo torneremo a leggere i giornali scandalistici dal parrucchiere. Durante una festa a Villa d'Este nel 1948, la contessa Pia Bellentani ammazzò l'amante che per tutta la sera l'aveva umiliata pubblicamente. Gli sparò con la pistola del marito nascosta sotto la pelliccia di ermellino; qui invece abbiamo un deejay che mette Bob Sinclar appena finito il monologo e al massimo qualche pelliccetta sintetica, oltre a un finale per fortuna meno tragico. Le storie di umiliazione pubblica esistono da sempre, solo che non le avevamo a disposizione per sempre sul nostro telefono. Mi permetto a questo punto di suggerire a Maria De Filippi di fare un'edizione speciale di «Temptation Island» solo con ricchi commercialisti, secondo me fa il 100 per cento di share. Almeno lì tutti sanno di essere ripresi.

giovedì 16 febbraio 2023

IL DIO ALGORITMO

 

L'ALGORITMO, IL NUOVO DIO PAGANO - UN PRETE UNGHERESE FA SCRIVERE L'OMELIA DA "CHATGPT" E I FEDELI NON SE NE ACCORGONO - PER IL PRETE IL RISULTATO È "SPAVENTOSO E AFFASCINANTE": "NON SO SE L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE SOSTITUIRÀ IN FUTURO IL LAVORO DEI PRETI. DOVREMMO RISPONDERE DI NO, MA NON NE SONO CERTO..."



Estratto da www.quotidiano.net

 

Viktor Csanadi Viktor Csanadi

[…] In un piccolo borgo sulla sponda del Danubio, in Ungheria, il parroco si è affidato all'intelligenza artificiale per la predica domenicale. Il risultato è stato "spaventoso e affascinante", ha spiegato il sacerdote commentando le parole scelte dal computer, che ha poi pronunciato nella chiesa millenaria di Domos, nell'ovest del paese, dove non vivono più di 1200 persone.

 

[…] Il sacerdote Viktor Csanadi ha letto solo il testo prodotto dal ChatGPT, l'intelligenza artificiale dell'OpenAI. "Ho sentito molte cose sull'intelligenza artificiale, sul ChatGPT, e ho deciso di provare a fargli scrivere la mia predica", ha detto Csanadi al giornale online Mandiner.

[…]

 

chatbot chatbot

L'essenza del contenuto: chiunque può essere intermediario del messaggio di Dio. "Non so se l'intelligenza artificiale sostituirà in futuro il lavoro dei preti. Dovremmo rispondere di no, ma non ne sono certo", ha detto ancora il parroco. Certo: i fedeli non hanno trovato niente di speciale, e hanno pregato con devozione ascoltando le parole scritte dal ChatGPT alla fine del sermone. Altri hanno manifestato più dubbi.

 

chatbot chatbot

 "Questa predica non differiva tanto da molti altri testi, pronunciati nella routine di molti preti, dove parole e idee pesanti, piene di tesori, suonano vuote, e invece della profondità dell'essenza di Dio, affluisce soltanto un nulla paralizzante", ha detto Katalin Lukacsi, ex deputata cattolica, rappresentante di un mondo che si oppone alla religiosità superficiale. […]

sabato 14 gennaio 2023

023 17:40 UN ROBOT CI SALVERA' LA VITA?

 

UN ROBOT CI SALVERA' LA VITA? - UN TEAM DI RICERCATORI AMERICANI HA CREATO “SYBIL”, UN SOFTWARE CAPACE DI OSSERVARE UN'IMMAGINE E DI CALCOLARE IL RISCHIO DI CANCRO AI POLMONI ENTRO SEI ANNI – L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE POTREBBE ESSERE IL FUTURO DELLA MEDICINA DIAGNOSTICA, MA LA STRADA È ANCORA LUNGA ED È PIÙ PROBABILE CHE VENGA UTILIZZATA INSIEME AGLI ESPERTI UMANI E NON PER SOSTITUIRLI - IL PROBLEMA È CHE È DIFFICILE CAPIRE QUANDO...

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Estratto dell'articolo di Massimo Sideri per il “Corriere della Sera”

sybil software per prevedere il cancro ai polmoni sybil software per prevedere il cancro ai polmoni

 

Secondo Giorgio Metta, direttore scientifico dell'Iit di Genova, «l'aspetto meno interessante nello sviluppo dell'intelligenza artificiale forse è proprio quello di riproduzione dell'intelligenza umana».  […]

 

La possibilità presentata su l Journal of Clinical Oncology da un gruppo di scienziati del Mass general cancer center, in collaborazione con ricercatori del Massachusetts Institute of Technology di Boston, sembra seguire il solco di ragionamento di Metta. «Sybil - ha dichiarato la coautrice dello studio, Regina Barzilay del Jameel Clinic - è in grado di osservare un'immagine e di prevedere il rischio che un individuo sviluppi un cancro ai polmoni entro sei anni». Lo speriamo. Ma il forse è d'obbligo. Sybil è un software di intelligenza artificiale, un modello di deep learning […]

Malati di tumore al polmone Malati di tumore al polmone

 

[…] Esistono altri campi di sperimentazione dell'intelligenza artificiale nel mondo diagnostico come il Dermatology assist di Google per i tumori alla pelle o l'Ai Mind per il deterioramento cognitivo. […]

 

Malati di tumore al polmone 3 Malati di tumore al polmone 3

Ma è importante sottolineare che la strada è solo all'inizio. Anche perché l'utilizzo dell'intelligenza artificiale nel campo della salute non ha la fedina penale intonsa. Qualche anno fa l'utilizzo di algoritmi di Ai per selezionare quali cittadini inglesi dovessero fare ulteriori controlli si concluse con degli errori che portarono alla morte di alcuni pazienti. […]

 

tumore polmone tumore polmone

 […] Tutti i modelli di machine learning funzionano con dei dati (input) che vengono forniti all'algoritmo che offre come risposta gli output. Come ci è arrivato? Nemmeno chi ha sviluppato i codici e gli algoritmi saprebbe rispondere alla domanda […] Ma il paradosso è che non si sa il perché nemmeno se sta dicendo la cosa giusta. […].

venerdì 13 gennaio 2023

COSA ACCADRA' ALL'UMANITA' SE SI DOVESSE CREARE LA “COSCIENZA ROBOTICA”?

 

COSA ACCADRA' ALL'UMANITA' SE SI DOVESSE CREARE LA “COSCIENZA ROBOTICA”? HOD LIPSON, INGEGNERE MECCANICO DELLA COLUMBIA UNIVERSITY, STA PROGETTANDO UN ROBOT CAPACE DI ADATTARSI A CIÒ CHE LO CIRCONDA RIUSCENDO A IMMAGINARE UN FUTURO: “SE RIUSCIREMO A CREARE UNA MACCHINA CHE AVRÀ UNA COSCIENZA PARI A QUELLA UMANA, QUESTO ECLISSERÀ TUTTO CIÒ CHE ABBIAMO FATTO FINO AD ORA. LA MACCHINA STESSA POTRÀ CURARE IL CANCRO..."

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hod lipson hod lipson

 

Gli scienziati che lavorano sull'intelligenza artificiale hanno annunciato il prossimo passo avanti: raggiungere la "coscienza robotica".

 

Se da un lato l'argomento per molti è entusiasmante e potrebbe essere la scoperta più significativa fatta dall'uomo, dall'altro, alcuni ricercatori sono cauti riguardo a ciò che potrebbe significare per l'umanità.

 

In un'intervista al "The New York Times", Hod Lipson, ingegnere meccanico della Columbia University, ha parlato della coscienza robotica, del suo significato e del perché sia un argomento così controverso.

 

hod lipson coscienza robotica1 hod lipson coscienza robotica1

«Questo argomento era un tabù" - ha detto - Ci era quasi proibito parlarne, così all'inizio ho dovuto camuffarlo, come se fosse qualcos'altro».

 

All'inizio della sua carriera, Lipson stava lavorando su macchine in grado di imparare ad adattarsi ai cambiamenti, cosa che gli animali e gli esseri umani sanno fare molto bene.

 

Dal momento che i robot stanno diventando sempre più importanti, dal posto che occupano nelle nostre case a quello che occupano negli interventi chirurgici, Lipson era interessato a progettare i migliori compagni possibili.

 

«Stiamo letteralmente per consegnare la nostra vita nelle mani di un robot - ha detto - Vogliamo che queste macchine siano resistenti».

 

hod lipson coscienza robotica hod lipson coscienza robotica

 

Sebbene ora sia in grado di parlare di coscienza nei robot senza dover affrontare tanti ostacoli, l'argomento rimane complesso e spinoso.

«Se riusciremo a creare una macchina che avrà una coscienza pari a quella umana, questo eclisserà tutto ciò che abbiamo fatto fino ad ora. La macchina stessa potrà curare il cancro».

 

hod lipson creazione hod lipson creazione

 

 

Sebbene la coscienza rappresenti il prossimo grande passo, si tratta di una questione difficile, in quanto molti non hanno un modo concreto per definire e misurare un'idea così complessa ed elevata.

La definizione di coscienza data da Lipson è la capacità di "immaginare se stessi nel futuro".

 

intelligenza robotica intelligenza robotica

 

Le sue macchine sono progettate con l'obiettivo di evolversi e imparare, non solo reagendo al mondo circostante, ma immaginando come migliorare le proprie prestazioni in futuro.

 

 

robot intelligenza emotiva robot intelligenza emotiva

 

«Alla fine queste macchine saranno in grado di capire cosa sono e cosa pensano, questo porterà alle emozioni e ad altre cose» dichiara.

 

La più recente macchina autocosciente di Lipson è un braccio a due articolazioni fissato a un tavolo. I ricercatori hanno circondato il robot con telecamere e lo hanno osservato mentre si muoveva e imparava a guardarsi.

robot robot

 

Nel corso di un paio d'ore, grazie a un algoritmo, il robot è stato in grado di riconoscersi dall'ambiente circostante.

Anche se si può discutere se la coscienza sia stata raggiunta o meno, di sicuro si può dire che i piani siano stati messi in moto.

coscienza robotica coscienza robotica

AVVOCATO ROBOT

 

LA PAROLA AL ROBOT – A FEBBRAIO PER LA PRIMA VOLTA NEGLI STATI UNITI SI PRESENTERÀ IN TRIBUNALE UN ROBOT-AVVOCATO. DIFENDERÀ UN IMPUTATO A PROCESSO PER ECCESSO DI VELOCITÀ – IL SOFTWARE ASCOLTERÀ ATTRAVERSO UNO SMARTPHONE LA FORMULAZIONE DELL'ACCUSA, LA VALUTERÀ E, VIA AURICOLARI, CONSIGLIERÀ AL SUO CLIENTE COME DIFENDERSI – L’INFORMATICO JOSHUA BROWDER, CREATORE DEL SOFTWARE: “GLI STUDI LEGALI SONO TROPPO SONO CARI, IN MOLTI NON POSSONO PERMETTERSELI. VOGLIO COMBATTERE LE CORPORAZIONI”

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Estratto dell’articolo di Vittorio Sabadin per “Il Messaggero”

 

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I robot sanno già fare un sacco di cose e sostituiscono gli esseri umani in molte attività, ma nessuno pensava che un'intelligenza artificiale potesse accompagnarci in tribunale per difenderci da un'accusa. Lo farà invece per la prima volta in febbraio negli Stati Uniti, un paese nel quale gli avvocati non mancano di certo: ce ne sono quattro ogni mille abitanti (come in Italia, patria del diritto e del cavillo) […].

 

Si dice che le parcelle degli studi legali americani movimentino due miliardi di dollari ogni anno e sempre meno persone possono permettersi di pagare onorari da centinaia o migliaia di dollari l'ora.

 

joshua browder creatore di donopay joshua browder creatore di donopay

Joshua Browder, un esperto di informatica laureato alla Stanford University, ha così fondato una start up che ha chiamato DoNoPay, (non pagare) per aiutare le persone che vengono portate davanti al giudice per reati minori a difendersi da sole utilizzando il proprio telefonino.

 

Il primo test del robot-avvocato si terrà fra qualche settimana in una località di cui non è stato rivelato il nome, così come l'imputato resta anonimo. Si sa solo che è accusato di eccesso di velocità, una violazione che negli Stati Uniti è punita nella maggior parte dei casi con una multa molto salata: in Oregon quasi 2000 dollari.

 

joshua browder creatore di donopay 3 joshua browder creatore di donopay 3

Browder ha sviluppato un software che ascolterà dallo smartphone dell'imputato la formulazione dell'accusa, la valuterà sulla base delle leggi dello stato, dei precedenti e delle sentenze emesse in passato per casi simili, e consiglierà per mezzo di un auricolare al suo cliente come difendersi. […]

 

Un robot potrà memorizzare tutte le leggi e le sentenze e consultarle in una frazione di secondo, suggerendo la linea difensiva migliore anche in casi più complessi di questo.

«La mia innovazione ha detto Browder a New Scientist riguarda il linguaggio legale, cioè quello che gli avvocati fanno pagare migliaia di dollari l'ora. Ci sarà ancora bisogno di bravi avvocati per discutere magari davanti alla Corte europea dei diritti dell'uomo, ma molti studi legali stanno solo chiedendo troppi soldi per copiare e incollare documenti. Penso che gli avvocati che fanno questo saranno sicuramente sostituiti dall'intelligenza artificiale».

 

robot giustizia robot giustizia

In un video promozionale lo scienziato ha spiegato di avere concepito l'idea quando ha cominciato ad accumulare multe per il parcheggio che non poteva permettersi di pagare.  […]

 

L'obiettivo di Browder è quello di «combattere le corporazioni, sconfiggere la burocrazia e citare in giudizio chiunque con la semplice pressione di un pulsante» e di mettere l'intelligenza artificiale a disposizione di chiunque. […]

 

 C'è già un precedente, visto che un chatbot (un software che elabora e simula le conversazioni umane per iscritto o a voce) di DoNoPay ha avviato con successo un negoziato con il provider internet Comcast sostenendo che i servizi offerti non erano adeguati al canone richiesto. Il robot ha minacciato di intraprendere un'azione legale e Comcast ha così accettato uno sconto di 10 dollari al mese sul canone.

 

contravvenzioniparcheggi in oregon contravvenzioniparcheggi in oregon

domenica 25 dicembre 2022

VIDEOCAMERE BUGIARDE

 

LA REALTÀ SI PUO’ MODIFICARE A PIACIMENTO - LA START UP ISRAELIANA “TOKA” FORNISCE AI GOVERNI OCCIDENTALI UN SOFTWARE IN GRADO DI ACCEDERE A TUTTE LE TELECAMERE DI SORVEGLIANZA, DI ALTERARNE LA REALTÀ RIPRESA IN TEMPO REALE E PERSINO QUELLA DEL «PASSATO» PESCANDO LE IMMAGINI ARCHIVIATE NELLA MEMORIA DIGITALE E MODIFICANDOLE COME DESIDERATO. IL TUTTO SENZA LASCIARE, POTENZIALMENTE, ALCUNA TRACCIA DIGITALE - IL GIORNALE ISRAELIANO “HAARETZ” HA SCOPERTO LE POTENZIALITÀ DELLA TECNOLOGIA DELLA START UP FONDATA DALL’EX PREMIER EHUD BARAK, CHE HA FATTO AFFARI ANCHE IN ITALIA (CON CHI?) – COSA SI PUO' FARE? MANIPOLARE UN VIDEO PER INCRIMINARE CITTADINI INNOCENTI, PER DIFENDERE QUALCUNO TRA GLI 007 DALLE ACCUSE O PER MOTIVI POLITICI…




Da www.corriere.it

 

RIPRESE DELLE TELECAMERE DI SICUREZZA RIPRESE DELLE TELECAMERE DI SICUREZZA

La start up israeliana «Toka» fornisce ai governi occidentali un software in grado di accedere a tutte le telecamere di sorveglianza, di alterarne la realtà ripresa in tempo reale e persino quella del «passato» pescando le immagini archiviate nella memoria digitale e modificandole come desiderato. Il tutto senza lasciare, potenzialmente, alcuna traccia digitale. È il quotidiano Haaretz a svelare in una lunga inchiesta come funziona questo software — che sarebbe il primo al mondo — creato dalla società fondata dall’ex premier israeliano Ehud Barak e l’ex capo della divisione cibernetica dell’esercito del Paese ebraico Yaron Rosen.

 

telecamere videosorveglianza telecamere videosorveglianza

Le funzionalità

Secondo il giornale israeliano la tecnologia fornita da «Toka» consente ai clienti di penetrare il sistema di videosorveglianza — di un edificio governativo, di un hotel, di una casa — e anche le webcam semplicemente selezionando l’area geografica che interessa. Una volta dentro è possibile osservare in diretta cosa succede davanti a queste videocamere, ma anche intervenire per mostrare quello che si vuole a chi quegli obiettivi li usa ufficialmente. Non solo. Stando ai documenti consultati da Haaretz chi usa questo software può anche accedere all’archivio video, individuare alcuni specifici momenti e cambiarli — sia il video che l’audio — per «nascondere attività di intelligence» durante le «operazioni».

 

I clienti

telecamere di sicurezza telecamere di sicurezza

Il programma della start up israeliana può anche tracciare in tempo reale gli spostamenti di una macchina senza che nessuno se ne accorga. Sul suo sito ufficiale «Toka» spiega che i servizi vengono offerti soltanto alle forze armate, alle organizzazioni per la sicurezza nazionale, all’intelligence e alle forze dell’ordine «degli Stati Uniti e dei suoi più stretti alleati». Per il giornale israeliano i clienti sono — o sono stati — Israele, Usa, Germania, Australia, Singapore. Ma sulla mappa fornita dal pagina web della start up compare anche l’Italia, senza però fornire dettagli ulteriori. Nell’elenco ci sono anche Spagna, Portogallo, Francia, Regno Unito, Grecia, Canada.

EHUD BARAK EHUD BARAK

 

Le criticità

Qualche giurista interpellato da Haaretz lancia l’allarme sul rischio che un video venga manipolato per incriminare cittadini innocenti, per difendere qualcuno tra gli 007 dalle accuse o per motivi politici. Sempre sul suo sito «Toka» spiega che la start up «esamina regolarmente l’elenco selezionato di Paesi, utilizzando valutazioni esterne su una serie di questioni tra cui le libertà civili, lo stato di diritto e la corruzione». «Rispettiamo e siamo regolamentati dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti e dall’Agenzia israeliana per il controllo delle esportazioni della difesa», prosegue la società.

 

Il caso «Pegasus»

PEGASUS PEGASUS

Israele — in particolare l’area a nord di Tel Aviv centro di una start up valley della sicurezza — si sta rivelando sempre più il Paese che realizza la tecnologia più avanzata per gli 007 di tutto il mondo. I servizi segreti di diversi Stati cercano ancora di fermare l’impatto di «Pegasus», lo spyware che aggira le difese degli smartphone rubando foto, video, spostamenti, telefonate, password, registri di chiamata, post pubblicati sui social. Il programma può anche attivare telecamera e microfono dello smartphone. Ma allo stesso tempo si tenta di capire l’impatto di un altro software-spia, sempre «made in Israel» e chiamato «Predator».